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Pubblicato il: 13 Maggio 2022

L’imparare facendo, secondo noi

L’imparare facendo, secondo noi

Ci siamo conosciut3 e abbiamo iniziato a lavorare insieme in un centro di educazione ambientale, nato e basato sull’imparare facendo, come raccontiamo qui.

In tutti questi anni di case naturali, oltre a costruire, ci siamo occupat3 di corsi, workshop ed Erasmus+ e ogni nostra proposta formativa, a prescindere dal suo contesto, ha avuto come denominatore comune questo approccio.

Perché ci piace tanto e perché continua a convincerci questo metodo? 
Che cosa intendiamo quando parliamo di “imparare facendo”?

Lo raccontiamo in questo post.

Abbiamo imparato facendo

Siamo fissat3 con l’imparare facendo perché noi per prim3 ci siamo format3 così. Non abbiamo frequentato scuole specialistiche su come usare i materiali naturali in edilizia (anche perché non ce ne sono) né lunghi corsi professionalizzanti. 

Quel che sappiamo fare l’abbiamo imparato cantiere dopo cantiere.
Sperimentando e riflettendo di volta in volta su: come usare i materiali naturali, quali tecniche funzionano in quale contesto, quanto tempo ci vuole a stendere un intonaco in terra cruda, quante persone servono per fare un muro in balle di paglia, etc.

L’imparare facendo ci ha permesso di diventare quel che siamo oggi: artigiani e formatori della terra cruda e delle case in balle di paglia.

Come traduciamo l’imparare facendo nei nostri corsi?

Abbiamo fatto tesoro di quel che ha funzionato per noi – e per tutte le persone che in questi anni hanno condiviso il cantiere con noi – e abbiamo individuato alcune caratteristiche che una proposta formativa deve avere per fondarsi sull’imparare facendo. 

Il cantiere come scuola

La nostra aula didattica è il cantiere.
Non c’è un luogo altro in cui simuliamo come faremmo se fossimo in cantiere.
Nei workshop che organizziamo stiamo fisicamente in cantiere e ci misuriamo con tutto quello che questo comporta: tempi, spazi, attrezzature, questioni legate alla sicurezza, produttività, reperimento delle materie, preparazione degli impasti. 

Perché il cantiere sia un’aula è importante sospendere il cantiere convenzionale e cambiare la prospettiva con il quale si vive questo spazio.
Siamo qui per apprendere non solo per produrre.

Quel che conta a fine giornata insomma non è quanto abbiamo fatto (ovvio che qualcosa dovremo fare, altrimenti che imparare facendo è?) ma anche e soprattutto quanto abbiamo sperimentato, provato, sbagliato, su quante cose possiamo riflettere rispetto a quanto abbiamo vissuto.

Costruire veramente

Se il cantiere è la nostra aula vuol dire che stiamo costruendo veramente.
Questa è una grande responsabilità e anche una grande possibilità.

Responsabilità perché realizzeremo cose che continueranno ad esistere anche dopo il nostro workshop per cui, anche se è la prima volta che facciamo un intonaco in terra cruda, ad esempio, siamo responsabili della sua durata nel tempo e del risultato finale perché questo resterà realmente in una casa. 

Possibilità perché sperimentarsi nel vero (e non su una pannello di prova di 30x30cm) ci permette di vedere come funzionano realmente le cose: quali sono le difficoltà, quanto tempo ci vuole, quanta fatica, che risultati si ottengono. Insomma ci misuriamo su situazioni reali e questo ci aiuta ad avere occasioni veramente significative di apprendimento.

Appartenenza ed ereditarietà

Quando si costruisce realmente, anche se è solo per qualche giorno e durante un workshop, abbiamo la possibilità di tornare a vedere come si comportano le cose che abbiamo fatto nei mesi e negli anni.
Ciò che abbiamo realizzato ha una vita sua anche quando finisce il workshop.

Possiamo chiedere alle persone che abitano la casa come si trovano dentro, se ci sono state delle variazioni sull’intonaco, come si vive tra i muri di paglia che abbiamo costruito insieme. 
Questo perché insieme ai muri si costruiscono legami con il luogo e con le persone.

E questi legami sono in grado di generare un senso di appartenenza che va oltre al concetto di proprietà. Sappiamo che la casa non è nostra e che la stiamo facendo per altre persone. Tuttavia quella casa, quei muri, quegli intonaci ci appartengono e sono un’eredità che noi lasciamo ad altr3.
Un’eredità di cui siamo e diventiamo responsabili.

Insomma, abbiamo sperimentato l’imparare facendo in molte sue forme: in laboratori di poche ore, in workshop di un weekend o in progetti Eramus+ di più settimane.

Ogni volta è stata diversa e significativa e ogni volta ci ha confermato quanto questo approccio sia interessante per chi si mette in gioco e decide di sporcarsi le mani insieme a noi.

ps. Scrivere questo post ci ha fatto venire una voglia matta di workshop. Se anche a te, leggendolo, ha preso la stessa voglia, questo è il luogo dove te lo comunicheremo appena lo metteremo a calendario. 🙂

Sara