25 Marzo 2024

Quanta acqua metto nell’impasto? Quanta terra? Quanta sabbia?

Quando durante i corsi lavoriamo con la terra cruda locale per creare miscele per gli intonaci arrivano sempre domande come queste, che sono più che normali per chi non ha mai realizzato una malta e si chiede quale sia la ricetta corretta.
Da sempre, a queste domande, abbiamo una sola risposta: “quanto basta”.

Quando si lavora con le terre locali infatti ogni volta si deve trovare la giusta ricetta perché ogni terra è diversa e quindi a seconda del lavoro che ci apprestiamo a fare (un intonaco di corpo sui mattoni? O un intonaco su balle di paglia? O ancora una finitura su un muro esistente?) le proporzioni tra gli ingredienti sono diverse.

Dosi ed ingredienti

La terra è formata di diverse parti per cui ogni volta dobbiamo prima di tutto sapere con che cosa abbiamo a che fare. Poi, capita la nostra materia di partenza, dobbiamo chiederci dove e a che scopo vogliamo usare questa materia e a quel punto troviamo le dosi per creare la nostra ricetta per quello specifico intonaco in terra cruda.

Se con i leganti che compriamo nei rivenditori edili, come la calce e il cemento, sappiamo ad esempio che per un intonaco ci atteniamo ad una miscela di 1:3 (1 parte di legante e 3 di inerte) con la terra questo rapporto cambia di cantiere in cantiere.

Così il qb, quanto basta, è la risposta più onesta che possiamo dare alle domande iniziali, unita ovviamente a tutta una serie di indicazioni per trovare la giusta ricetta.

La misura della sostenibilità

Il qb ci aiuta anche quando insieme a committenti e progettisti definiamo gli interventi da fare: esattamente come per le ricette degli intonaci di terra cruda sappiamo che non esiste una sola via per “costruire in modo sostenibile”. Si tratta ogni volta di trovare la giusta misura: spesso il risultato non è il migliore in assoluto, piuttosto la migliore soluzione sostenibile attuabile in quel posto rispetto alle risorse materiali ed immateriali di cui le persone coinvolte dispongono.

Per questo motivo accogliamo ben volentieri soluzioni ibride in cui materiali convenzionali e naturali dialogano tra loro: non siamo mai stati dei puristi e sosteniamo volentieri tutti gli sforzi per “ridurre il danno” anche nella consapevolezza di essere lontani dalle soluzioni ideali e le preferiamo a tutte quelle volte in cui invece si rinuncia a fare le cose per bene perché non si possono fare “tutte” bene.

La nascita del logo

Per la ricorrenza di queste domande e anche per la prospettiva obbligata che queste domande ci richiedono di avere (analizzare il contesto, domandarci con cosa ci relazioniamo e solo allora trovare le risposte) abbiamo pensato che il qb rappresentasse non solo la misura che più utilizziamo in cantiere ma in generale il nostro approccio alla bioedilizia e quindi il nostro stare in cantiere.
Per questo ne abbiamo fatto il nostro logo, solo ruotato in orizzontale per cercare nuovi punti di vista.

Qual è la tua giusta misura?

Concludiamo questo post sul qb e sulle giuste misure facendo a te qualche domanda.

Quanta terra vuoi/puoi mettere nella tua casa?
Quanti e quali materiali naturali puoi/vuoi usare?
E quanto tempo vuoi/puoi investire nel tuo cantiere lavorandoci in prima persona?

Se vuoi fare due chiacchiere con noi su come trovare la misura della tua sostenibilità per applicarlo alla tua casa ci trovi qui.

ps. Se vuoi sapere cosa abbiamo fatto – e imparato – in cantiere questo mese, lo puoi leggere gratuitamente qui.

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